L’individuazione delle corrette modalità impositive dei pagamenti corrisposti a soggetti non residenti per l’uso o la concessione in uso di software è fondamentale nell’era digitale, specialmente per l’Italia, grande importatrice di tecnologie avanzate. La qualificazione fiscale di detti compensi, resa maggiormente complessa in presenza di contratti “misti”, influisce infatti sulle obbligazioni tributarie del licenziatario italiano chiamato a fungere da sostituto d’imposta in operazioni con soggetti non residenti. Ciò evidenzia l’importanza di un’accurata analisi del trattamento fiscale riservato a tali pagamenti, anche al fine di prevenire possibili contestazioni da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Su Fiscalità e Commercio Internazionale n. 3/2024, sono proposte alcune considerazioni sulla disciplina tributaria applicabile ai pagamenti corrisposti a soggetti non residenti, per l’uso o la concessione in uso di programmi software. Sotto il profilo fiscale, la corretta qualificazione dei pagamenti in parola non è sempre agevole, soprattutto in presenza di accordi contrattuali c.d. “misti” in cui le parti, unitamente all’utilizzo di tali programmi, abbiano inteso disciplinare l’erogazione di taluni ulteriori servizi.

Nel contesto internazionale, i corrispettivi riconosciuti ad un soggetto non residente nell’ambito di detti accordi potrebbero infatti dare adito a fattispecie reddituali differenti, con effetti significativi sul relativo trattamento fiscale, posto che gli stessi potrebbero costituire royalties ovvero essere qualificati come reddito d’impresa.

L’articolo sviluppa pertanto una procedura per fornire al lettore le principali linee-guida per una corretta qualificazione fiscale dei pagamenti corrisposti da una società italiana ad una società non residente in esecuzione di contratti “misti”, avendo riguardo alle indicazioni fornite dalla prassi nazionale e internazionale. Contestualmente, vengono individuati i relativi adempimenti tributari.